FIGHT WORLD – Strelka, il fenomeno che viene dalla Russia

Il combattimento è un qualcosa di innato nell’uomo. Un istinto primordiale che affonda le sue radici all’alba dei tempi e che si è protratto fino ai giorni nostri trasformandosi in qualcosa di diverso, in qualcosa di meno vincolato alla mera sopravvivenza. Pensiamo per esempio ai gladiatori o ai lottatori dell’antica Grecia. O ancora ai primi pugilatori o ai moderni fighters di mixed martial arts. Un’evoluzione continua che cela al suo interno un’unica matrice: l’attitudine atavica degli esseri umani al combattimento.

Una cosa però è l’inclinazione al combattimento. Un’altra è farlo ai livelli più aulici. Questa differenza ha creato inevitabilmente un’ulteriore evoluzione, ovvero la distinzione fra coloro che per passione guardano altri due esseri umani che combattono, e quelli che realmente si fronteggiano dando vita allo spettacolo. Due mondi diversi e apparentemente impossibili da intersecare se non fosse che qualcuno ha creato il modo di abbattere questa barriera con risultati mediatici assolutamente da non sottovalutare. Si tratta di Strelka, un’organizzazione russa dai contorni indefiniti che ha cominciato ad organizzare combattimenti da strada underground per poi crescere a dismisura fino a diventare un cult su Youtube. Basti pensare per esempio che molti dei video postati superano i cinque milioni di visualizzazioni nonostante i soggetti nei video siano degli assoluti sconosciuti. La domanda a questo punto appare scontata: cosa spinge tutte quelle persone a guardare i video della Strelka? Da una parte c’è sicuramente quell’attitudine e quella passione spiegate sopra che molte persone hanno nel guardare altre persone che si picchiano. Dall’altra c’è il fascino proprio di varcare quella barriera, e far diventare così la propria fantasia una realtà trasformandosi, per un giorno, in un fighter.

L’idea di Strelka in fondo è semplice: mettere uno di fronte all’altro due combattenti occasionali, anche alle prime armi. E non importano forma fisica, background, età o qualsiasi altra cosa. Alla Strelka basta solo voler combattere assumendosi rischi e pericoli.

Tutto questo potrebbe sembrare pura follia e invece i numeri dicono che non è così. E’ sempre più in crescita infatti il numero delle persone comuni che si avvicinano a questa sorta di rappresentazione del Fight Club narrato da Chuck Palahniuk nell’omonimo libro. E sono sempre di più le città che hanno ospitato una tappa dello spettacolo di questi moderni gladiatori. Perché, in fondo, di spettacolo si tratta vista la folta presenza di pubblico presente agli eventi live e quello smisuratamente in crescita sulla rete. Per i puristi molti di questi match (se non tutti) rappresentano la fine dell’arte che si cela dietro gli sport da combattimento o le arti marziali. Trattandosi di non professionisti, d’altronde, la tecnica nei colpi non può definirsi certo delle migliori. Nonostante questo però il fascino resta. Guardando quei video infatti è difficile non rimanere incollati allo smartphone o al computer per vedere per esempio se quel grasso avvocato riuscirà a cavarsela contro quell’altro ragazzo palestrato. O se il ragazzo con gli occhiali da secchione riesca ad avere la meglio su un suo coetaneo decisamente più allenato.

E’ quasi come osservare in fondo la vita di tutti i giorni, se non fosse che le varie differenze psicofisiche qui si risolvono realmente con la forza. L’impressione è quella di un viaggio all’interno del proprio io più profondo, quello che un po’ ci spaventa e che teniamo sopito. Un tuffo nelle proprie fantasie per sfogare le pulsioni o più semplicemente per mettersi alla prova.

Questo in fondo è quello che fa la Strelka: rappresenta la parte nascosta di tutti noi e la mette a nudo su ring improvvisati che hanno la sabbia al posto dei materassini. Uno spettacolo così surreale che sembra finto ma proprio per questo è maledettamente vero.

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