L’insostenibile leggerezza dell’essere Valentina Shevchenko
Mentre tutti si chiedono se abbia vinto Jon Jones o Domenick Reyes noi ci alziamo dal tavolo, ci allontaniamo dai bagordi da calciofili e riguardiamo per un’altra volta il match di Valentina Shevchenko contro Katlyn Chookagian.
No, non lo facciamo perché non siamo sicuri del verdetto. D’altronde come potremmo esserlo? E’ stato un pestaggio in piena regola finito con una crucifix che per i buonisti non si addice certo ad una signora. Piuttosto lo guardiamo per riassaporare ancora una volta il sapore della perfezione. Quella dolce melodia dove tutte le note sono al loro posto e suonano in maniera celestiale. Le note, ovviamente, sono rappresentate dai pugni e dai calci, e la musica è quella della pelle che schiocca sotto i colpi. Perché quando Valentina colpisce fa male e lo si avverte anche dallo schermo.
Sempre composta, sempre in perfetto equilibrio, sempre tremendamente efficace. Ogni combinazione, ogni colpo singolo sono un inno a questo sport ed elevano la Shevchenko ad artista marziale completa. Letale in piedi, velenosa a terra. Il percorso di crescita di quella che era considerata solo una buona striker pare essere giunto a compimento.
E ora che si fa? Nella sua categoria sembrano non esserci rivali. Un motivo in più per sperare in un super fight contro Amanda Nunes? Certo, sarebbe una rivincita dopo la vittoria della brasiliana nell’ultimo incrocio. Un successo arrivato per decisione dopo che la Shevchenko aveva comunque venduto cara la pella nonostante il grande divario fisico. Ma c’è davvero bisogno di questo incontro? Perché la Shevchenko dovrebbe sfidare una Nunes solo per compiacere gli amanti del big fight? Le categorie in fondo esistono per questo e la Shevchenko è la più forte al mondo nella sua. Punto. E allora godiamocela così. Una ragazza dall’aspetto delicato che cela al suo interno una forza pronta a esplodere. Un’insostenibile leggerezza che non smette mai di stupirci per la sua anima devastante.
