Milano Boxing Night 25 ottobre 2019. La nostra analisi

Respect.

Prendiamo spunto noi (ma dovrebbero farlo tutti) dalla foto pubblicata sui social da Domenico Valentino e che ci siamo permessi di usare come immagine per questo articolo.

Se ne sono dette di ogni sul match valido per il titolo europeo dei pesi leggeri andato in scena venerdì 25 ottobre all’Allianz Cloud di Milano. Tifosi e addetti ai lavori hanno espresso i “giudizi” più disparati sull’esito dell’incontro. Il virgolettato, sulla parola giudizi, non è messo a caso proprio per questo. Non vogliamo certo aggiungerci a tutto il rumore informe rappresentato dalle analisi tecnico-tattiche di fonti probabilmente più autorevoli di noi. Quello che vogliamo fare piuttosto è far emergere quel respect citato da Valentino e che servirebbe ogni qual volta si parla di pugilato.

Il rispetto, innanzitutto, per questo sport.

Il rispetto per due ragazzi che hanno cercato di avere il sopravvento uno sull’altro scambiandosi colpi su colpi per dodici fottutissimi round.

Il rispetto per Domenico Valentino, per molti dato sconfitto in partenza, e che invece ha tirato fuori una prestazione di cuore, grinta e tecnica che andrebbe fatta vedere a tutti quei giovani che si avvicinano a questo sport e che pensano che il pugilato sia tutto instagram, guanti fluo e schivate Lomachenkiane. A proposito, per chi ha la memoria corta, Valentino con Lomachenko ci ha combattuto uscendo a testa alta.

Il rispetto infine per Francesco Patera, che è il Campione in carica, che è andato a prendersi quel titolo in Inghilterra e che non è arrivato lì per caso. C’era anche lui sul ring. C’era anche lui a scambiare e a soffrire colpo su colpo. Se un verdetto lo ha premiato, non è certo colpa sua. Lui i colpi li ha presi e li ha dati.

Respect. Punto. Ricordiamolo tutti quando parliamo di pugilato.

Detto questo, veniamo ai match. Della sfida entusiasmante fra Patera e Valentino abbiamo già detto. Sul verdetto, ci sentiamo di essere leggermente sbilanciati verso una vittoria di Valentino. Ci auguriamo quindi che ci sia al più presto una rivincita che possa mettere tutti d’accordo.

La main card ha visto salire sul ring di Milano anche Maxim Prodan. L’ucraino si è dimostrato un pugile molto solido che fa della potenza e del gancio sinistro il suo marchio di fabbrica. Si è ritrovato di fronte un avversario praticamente con le sue stesse caratteristiche come Tony Dixon. Ne è venuto fuori un match divertente e aperto fino all’ultimo gong. Ad aggiudicarselo è stato Prodan che ha comunque rischiato in diverse riprese. Ma davvero dobbiamo stupirci di ciò? E’ quello il suo stile e dovrebbero capirlo anche tutti quelli che non hanno gradito la sua prestazione. Non si può vincere senza soffrire. Men che meno non si può vincere senza soffrire se si hanno le caratteristiche da picchiatore di Prodan. Se ci si esalta infatti ogni volta che il pugile ucraino porta le sue sequenze devastanti che fanno vacillare gli avversari, si deve mettere in conto che in un incrocio di colpi Prodan può anche incassare.

Lo stesso dicasi per Daniele Scardina. Il beniamino del pubblico milanese ha fatto il suo imponendosi ai punti contro Ilias Achergui. Un match che ha rispettato le aspettative delle vigilia. Un conto però sono i pronostici, un altro conto è salire sul ring e prendere i colpi. In questo senso Scardina ha rischiato il giusto, mettendo a segno anche un atterramento nelle prime riprese. Poi da lì in poi ha giocato d’intelligenza, aggiundicandosi la maggior parte delle riprese con un pugilato essenziale e senza fronzoli. Quello che ci ha impressionato di più di King Toretto è stato soprattutto l’ottimo uso del jab. Un fondamentale probabilmente affinato negli States e trapiantato negli ultimi match con grande efficacia.

Ora per lui, a quanto pare, si potrebbero aprire degli scenari internazionali ancora più interessanti. Staremo a vedere. Quello che è certo è che per personalità e hype che si è creato intorno il tutto non può che risultare positivo sia per lui e sia, soprattutto, per il movimento pugilistico italiano.

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