Canelo vs Golovkin: chi ha vinto? Non importa se amiamo la Nobile Arte
Premessa: nel nostro “mondo”, ovvero quello rappresentato dagli appassionati della Nobile Arte, ci si lamenta costantemente della mancata visibilità. Un monologo collettivo dove i leitmotiv sono sempre gli stessi e cioè: la boxe non è capita, non ci sono più i campioni di una volta, le televisioni non trasmettono gli eventi, eccetera, eccetera, noiosamente eccetera.
Poi capita all’improvviso che due campioni assoluti come Canelo Alvarez e Gennady Golovkin incrocino i guanti, che un’emittente decida di trasmettere l’evento e che, soprattutto, finalmente anche i media tradizionali si interessino all’evento. A questo punto noi appassionati della Nobile Arte citati sopra cosa facciamo? Beh, quello che tutti noi sappiamo ma che continuiamo a fare: roviniamo tutto lasciandoci andare in commenti da vecchi tromboni e gridando ai quattro venti di “vergogne”, di “verdetti rubati”, di “match noiosi”, di “match già scritti”, di “atleti dopati”, e di eccetera, eccetera, di nuovo noiosamente eccetera.
Nulla di nuovo insomma. D’altronde se il nostro mondo è in crisi, noi dovremmo essere i primi a venderlo al meglio. Invece siamo gli stessi che lo affossano con analisi improvvisate dettate da quella convinzione di essere i soli a capire. Di essere i soli a poter giudicare visto il “privilegio” di vivere costantemente nel nostro sport di nicchia 365 giorni all’anno. Così facendo però gli spettatori occasionali, quelli in sostanza guidati dall’hype generato alla vigilia di match importanti come Canelo vs GGG e che negli ultimi giorni ci hanno assillato chiedendoci tutto, alla fine finiscono per perdersi. Facendo un esempio a prova di scimmia: è come andare a comprare un auto e trovare un venditore che, come primo impatto, elenca tutti i difetti e le cose negative. Un’assurdità!
Come in tutte le cose invece bisognerebbe partire dai fattori positivi, dalla magia, dalla vera essenza della Nobile Arte. Dal fatto per esempio che si sono ritrovati sul ring due dei pugili più forti del mondo. Due dei nostri rappresentanti più autorevoli. Poi si dovrebbe passare ad un’analisi tecnica del match sviscerando ogni singolo round ed esaltando il lavoro tecnico, tattico e strategico che entrambi i pugili hanno prodotto. Bisognerebbe per esempio esaltare il lavoro al corpo di Canelo. Le sue fantastiche schivate sul diretto di Golovkin seguite dal gancio sinistro costantemente al fegato del kazako. Parlando sempre di Canelo sarebbe necessario poi porre la lente su quel bendaggio al ginocchio destro e quindi quanto per un pugile che ama accorciare la distanza può essere invalidante dover fare uno spostamento con la gamba forte non al 100%. E poi? Beh, e poi c’è quel buldozer di Golovkin. Un pugile con una mascella che farebbe invidia ad un pitbull. Un campione che quando riesce ad esprimere i suoi colpi diretti è un qualcosa di devastante. Un fenomeno con la dinamite al posto delle mani che ha costretto l’avversario ad un’attenzione mai vista in carriera.
A questo punto, dopo un’ulteriore analisi incentrata su colpi significativi, su conduzione del match e su almeno altre cinque variabili, si può esprimere un verdetto (personale, si intende, altrimenti saremmo tutti giudici o tecnici federali, o maestri al pari di Freddie Roach). Dopo tutto questo si può pensare se un pugile è stato penalizzato. Alla fine di tutto questo però, non come incipit in discorsi, servizi televisivi, articoli di grandi firme.
Analisi del match: ci fermiamo alla premessa. Di giudizi e analisi ne abbiamo lette fin troppe su piccoli e grandi media. Ci bastano quelle, lo spettacolo è già stato rovinato abbastanza e, come detto prima, a farne le spese e ad uscirne con le ossa rotte è sempre la Nobile Arte. Lei sì, la vera sconfitta senza possibilità d’appello.