La redenzione di Khan e Porter

L’ultimo week end pugilistico ha restituito all’olimpo del panorama internazionale due atleti che hanno attraversato periodi contrastanti. Nel mondo del pugilato le occasioni, il più delle volte, passano una sola volta e in pochi hanno avuto l’occasione di redimersi. Amir Khan e Shawn Porter invece sono fra quelli che ci sono riusciti.

Amir Khan per esempio dopo una carriera più che rispettabile e i titoli vinti era stato etichettato come il classico pugile bravo ma “con la mascella fragile” a causa dei tanti atterramenti subiti nel corso dei suoi match. Emblematici quelli rimediati contro Danny Garcia e Canelo Alvarez che ne avevano minato inesorabilmente il percorso. E invece Khan è tornato (dopo circa due anni) e ha dimostrato al mondo che può ancora dire la sua. Lo scorso 21 aprile così è arrivata la vittoria per TKO contro Phil Lo Greco. Sabato 8 settembre quella per decisione unanime contro Samuel Vargas. Due successi che lo hanno rilanciato e, non a caso, si parla già di un match stellare contro Kell Brook (anche se Khan pare che vorrebbe sfidare Manny Pacquiao).

Percorso analogo anche per Shawn Porter, la cui scalata sembrava essersi arrestata dopo la sconfitta contro Keith Thurman nel 2016. Un fatto sostenuto da molti, ma non dallo stesso Porter che è tornato in palestra ed ha costruito le successive vittorie contro Andre Berto, Adrian Granados e, ciliegina sulla torta, Danny Garcia pochi giorni fa. Quest’ultima vittoria gli ha permesso di riaprire nuovamente ogni discorso nella categoria dei welter, come testimoniano tra l’altro le voci di un possibile match contro Errol Spence o addirittura una rivincita contro Keith Thurman.

Se il futuro insomma è ancora tutto da scrivere, una cosa invece è già certa: nel pugilato rialzarsi è sempre difficile, ma quando si riesce a farlo tutto può cambiare.

 

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